Se avete un po’ di conoscenza dei processi aziendali, saprete bene che il fattore logistico è quello che può contraddistinguere il successo dell’impresa. Riuscire ad archiviare, spostare e spedire le merci in tempi ristretti e con il minimo sforzo possibile è l’obiettivo a cui puntare. Per riuscire a raggiungere questo obiettivo, dovrete considerare tre fattori chiave:

Automatizzare i processi

Oggi, e soprattutto nel prossimo futuro, la capacità di automatizzare i processi logistici è e sarà il fattore critico, indispensabile per il successo e la redditività dell’azienda. Analizzare e modificare un sistema per renderlo più efficiente si traduce in uno spreco minore di risorse logistiche e in un potenziamento delle prestazioni sia aziendali sia individuali. Anche per questo motivo, l’introduzione di sistemi di gestione del magazzino automatizzati e in parte anche autonomi è il primo grande passo verso l’ottimizzazione.

Ottimizzare le performance

Segue che grazie all’automazione dei processi le performance debbano migliorare. L’utilizzo connesso di robot, macchine e personale esperto possono potenziare la qualità del servizio logistico, impiegando meno sforzo e avendo sempre sotto controllo la gestione della merce.

Fare la giusta scelta

Adottare una nuova tecnologia, vuol dire adottare una nuova idea e un nuovo modo di lavorare. Per questo, prima di inserire nel ciclo aziendale nuovi sistemi automatizzati, l’azienda deve essere in grado di seguire e supportare questa scelta. Contrariamente, i processi saranno sempre poco ottimizzati e affidabili.

Per chiarirci meglio le idee su questo mondo, ancora tutto da scoprire, abbiamo intervistato Andrea Danesini di Movelog, ecco cosa ci a raccontato.

Ciao Andrea mi racconti un po’ che cosa fai e cos’è Movelog?

Ciao Francesca, sono un ingegnere elettronico prestato al mondo dei servizi per le imprese, dopo un paio di anni di R&D nelle TLC e una lunga esperienza di direzione tecnica e operativa di uno stabilimento altamente automatizzato. Movelog è un progetto nato da un’idea chiara: unire sinergicamente l’handling e la movimentazione autonoma con le competenze umane nel mondo degli appalti di servizio.

Due anni di ricerca e sviluppo su tecnologie “al servizio dei servizi”, per ridefinire i confini di un settore totalmente labour intensive ed essere attori di progresso per il nostro mercato, hanno ripagato i nostri sforzi e ora possiamo proporre soluzioni di integrazione uomo/robot in differenti ambiti: handling, movimentazione, smart cleaning, generando efficienza e, di conseguenza, saving.

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I robot davvero ci sostituiranno, cosa sono in grado di fare oggi?

È innegabile che alcuni lavori subiranno cambiamenti, in alcuni casi drastici. Funzioni iper-ripetitive, con una logica decisionale 0/1 e ritmi serrati sono e saranno progressivamente assunte da sistemi più o meno automatici. Ma questo è già il passato. Ora i temi sono diversi. Il mondo bancario e assicurativo subirà ad esempio forti perdite in termini di posti di lavoro nel breve-medio termine, per un motivo piuttosto semplice: l’offerta settata su misura sul profilo è decisamente preferibile per il Cliente rispetto ai contratti standard attualmente proposti in questi settori. Ad esempio il mio profilo di rischio e il tuo, Francesca, sono probabilmente differenti e correttamente una compagnia assicurativa ne potrebbe tenere conto acquisendo dati su di noi ampiamente disponibile nella rete ed elaborandoli con algoritmi tipici della AI. L’accettazione di una condivisione di una quota parte delle nostre informazioni può dar luogo a una profilazione personalizzata vincente sia per la compagnia che per il Cliente. Questo premierà i comportamenti virtuosi dei Clienti e potrebbe persino fare uscire dal perimetro dell’ “assicurabilità” persone con comportamenti non virtuosi, in buona sostanza espellendoli dal mercato.

Oggi i robot possono fare quasi tutto in termini di pura operatività. Il tema è il costo associato, legato alla complessità della sequenza di attività e alla flessibilità, costo che tuttavia decresce molto rapidamente anno su anno a parità di prestazione.

L’evoluzione della visione artificiale e l’elaborazione intelligente dei segnali provenienti da varie sorgenti permette alle macchine di operare con estrema precisione, supportati da algoritmi di decision-making che evolvono grazie al supporto dell’AI retrostante.

Voi progettate le soluzione e proponete un modo nuovo di lavorare, me lo spieghi?

Cercherò di essere pratico. Pensiamo alla gestione di un fine linea di un’area di produzione, giusto per fare un esempio. L’approccio standard del mondo dei servizi è: arrivano tot colli /ora, ok mi servono X persone.

Il nostro approccio è: arrivano tot colli /ora: come? La frequenza è stabile? Qual è la quota parte di valore aggiunto portato dall’uomo? È possibile rendere il servizio in parte automatizzato? Quanto è importante la stagionalità? Etc. A questo punto, dopo un’analisi di fattibilità, proponiamo una soluzione di servizio al Cliente che coniughi intervento umano e sistemi automatizzati, rendendo il servizio efficiente, snello e poco costoso. Eventuali fail dei sistemi automatici vengono coperti dal personale in attesa di ripristinare il sistema, minimizzando quindi il fermo linea.

Si tratta a tutti gli effetti di un appalto di servizi, in cui uomini e robot collaborano e si integrano per fornire un servizio flessibile e allo stesso tempo efficiente ai Clienti.

In quali ambiti si possono impiegare i robot

Nei fine linea di produzione, nella movimentazione di colli e bancali, nella gestione di piattaforme logistiche, nelle pulizie industriali (il cosiddetto smart cleaning) e più in generale nell’handling.

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Ci racconti un progetto interessante in cui sei coinvolto ora?

Ne abbiamo più di uno.
Il più interessante riguarda l’automazione di una grande cella di abbattimento di temperatura, che abbiamo riprogettato per evitare il continuo andirivieni del personale da zone calde a zone fredde e che ci verrà affidata in gestione. Utilizzeremo dei sistemi AGV, una bussola di interfaccia, delle telecamere e diversi sistemi di sicurezza. Il progetto nasce già per essere scalabile e poter crescere con l’aumento dei volumi, senza dover modificare nulla in termini di automazione.

Come è possibile implementare le vostre tecnologie per il mondo del grocery online?

Il limite è la fantasia, davvero. Da sistemi autonomi che spazzano il magazzino per tenerlo pulito, a sistemi di trasferimento merci autonomi che portano dall’area di picking all’area di packing i prodotti preparati per la spesa dai pickeristi, fino a carrelli autonomi in grado di pickerare con bracci antropomorfi dalle ceste e dalle aree di locazione. Nel futuro, superati alcuni temi critici normativi, si prevede che i prodotti possano essere consegnati direttamente a casa da sistemi autonomi.

Ti ho mentito, alla fine qualcosa so anch’io di robot per via del mio lavoro in Digi, è vero che a Tallin li stanno usando per la delivery?

Sì, è vero, anche se potremmo rimanere molto più vicini a casa per vedere qualcosa del genere. A Cremona stanno sperimentando un sistema di delivering autonomo che si muove per il centro città, in accordo con le istituzioni locali. All’arrivo nel punto di consegna arriva una “chiamata” al ricevente con un codice per aprire lo scrigno e ritirare la merce dal robottino, che poi torna alla base.

Per quanto riguarda la guida autonoma in aree pubbliche, per intenderci anche quella delle automobili, abbiamo però diversi livelli di problema.

Il primo livello è tecnologico: i sistemi di visione e sensoristica che devono lavorare congiuntamente (laser, visione naturale, radar, acustici) sono già estremamente affidabili, ma non ancora perfetti. Alla tecnologia si impone di rasentare la perfezione, mentre l’uomo può guidare stanco per centinaia di km e rappresentare un pericolo pubblico e nulla osta al fatto in sé.

Questo è un fatto e ogni considerazione a margine lascia il tempo che trova. Ovviamente ciò determina che i tempi di attuazione tendano ad allungarsi anche in presenza di tecnologie già sovraperformanti rispetto all’uomo.

Il secondo livello è infrastrutturale: per rendere i percorsi agilmente accessibili alla guida autonoma sarebbe estremamente utile dotare le strade di sensoristica IoT di vario tipo, ma questo appare più fattibile sulle reti autostradali e, per ora, meno utile sulle strade urbane. È pensabile quindi che il primo step lo vedremo sulle strade a lunga percorrenza e, probabilmente, su veicoli ad uso business legati al mondo del trasporto, inibendone l’uso in aree urbane, in cui il numero di variabili ed eventi eccezionali sale esponenzialmente. In questo sistema di sensori dovrebbero integrarsi big data e l’intelligenza artificiale per creare scenari di traffico in tempo reale in base ai quali convogliare il traffico per massimizzare le funzioni di velocità media di percorrenza. Tuttavia in tale funzione le variabili sono associate a decine di percorsi interdipendenti: come decidere che la soluzione A che porta una diminuzione del tempo di percorrenza medio sulle strade del 5% è meglio della soluzione B che porta una diminuzione del 12% ma determina per uno solo dei percorsi un aumento del 20%? E se su quella strada ci fosse qualcuno con un’urgenza? Ma cosa è esattamente l’urgenza?

Questo ci porta a un terzo livello: quello etico, a mio avviso il più problematico.

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Pur definendo un insieme di sicurezze attive e passive, il cosiddetto imprevisto esiste, per quanto ridotto.

Quando un uomo deve decidere se andare a sbattere contro un palo per evitare un pedone apparso da dietro un albero, lo fa in una frazione di secondo, senza preconcetti, senza piani, di puro istinto e la decisione può variare anche in base a ciò che vede: un bambino che rincorre una palla o un cane di grossa taglia. È lui che agisce e risponde a sé stesso (e alla giustizia) di ciò che in 100 millisecondi elabora.

Pensiamo invece a un sistema collegato a intelligenza artificiale, sviluppata a qualunque stadio, anche dopo centinaia di generazioni.

Come lasciar decidere la probabile vita o la probabile morte a un algoritmo? Il comportamento deve basarsi solo su caratteri di probabilità di sopravvivenza?

Non essere padroni della nostra scelta è assai complesso e ritengo che questo sia uno dei più grandi dilemmi per chi sta programmando i sistemi di navigazione autonoma e per coloro che dovranno regolamentarne l’uso.

Detto ciò, i robot in generale sono già il presente, ma l’integrazione con AI, Big Data e nuovi sistemi di visione sta  accelerando il cambiamento e aprendo scenari impensabili solo 10 anni fa.

La regolamentazione sarà il vero freno, comunque necessario, agli sviluppi della guida autonoma.

Grazie mille Andrea è stato davvero interessante parlare con te.