In queste ore si sta discutendo su come verranno spesi i soldi del recovery fund destinati all’Italia dopo l’emergenza Covid che ha colpito il nostro paese e tutto il mondo nel 2020 e che continua a creare difficoltà e problemi economici e sociali.

Se avete ascoltato un giornale radio, visto un tg o se avete letto un quotidiano qualsiasi, gli annunci del governo sembrano tutti indirizzati all’innovazione nei settori chiavi dell’economia dei prossimi anni: tecnologia, social care e risorse green.

I tecnici stanno lavorando per produrre un vero cambiamento nel nostro paese, un cambiamento che aspettiamo tutti da molto tempo, ma su cosa dovrebbe puntare l’Italia? Come potrebbe trarre vantaggio da questa situazione?

Alec Ross, esperto di politiche tecnologiche, imprenditore, saggista, professore e consigliere di Hilary Clinton e Barack Obama, durante l’edizione 2021 della Milano Digital Week, ha consegnato all’Italia e agli italiani, un vero e proprio manifesto per uscire dalla crisi accelerata dal Covid-19 e costruire quell’Italia digitale che tutti aspettiamo.

Il punto di partenza del ragionamento di Alec Ross è l’analogia del secondo dopo guerra e il 2021. Proprio nel secondo dopoguerra infatti, l’Italia ha fatto i conti con la sua arretratezza industriale e ha costruito su questo punto debole l’economia dell’Italia industriale dei successivi decenni.

Aziende grandi e piccole che stanno lavorando e producendo ancora oggi sono nate proprio in quegli anni e oggi dobbiamo sfruttare questo momento per riportare il nostro paese al benessere e alla felicità che hanno caratterizzato gli anni del boom economico.

Per fare questo Alec Ross suggerisce ai governi, alle aziende, alle università e ai cittadini di affrontare il prima possibile 4 dinamiche, 4 pilastri su cui fondare il futuro.

Alec Ross

Immagine https://www.alecross.com/

1. Digitalizzare l’Italia

Se ne è parlato tanto, ma la realtà è che anche il paesino da dove vi scrivo non ha una connessione ultraveloce, l’Italia si basa su una grande disparità tecnologica, prima tra nord e sud e poi tra grandi e piccoli centri urbani.

La digitalizzazione non tratta solo smartphone e tablet connessi, ma macchinari agricoli, industriali, tutto il settore della logistica, la digitalizzazione di tutta la filiera in tutti i settori insomma. Ogni azienda, dal minimarket di paese alla grande industria deve scegliere se diventare digitale o scomparire, non ci sono altri modi.

È quindi indispensabile affrontare, una volta per tutte, gli ostacoli strutturali che frenano la digitalizzazione del paese, come l’accesso ad una connessione veloce e sicura per tutti.

2. Sburocratizzare l’Italia

La burocrazia Italiana è il motivo principale per cui aziende italiane ed estere non investono nel nostro paese, non si tratta di delocalizzare, ma della quasi impossibilità di aprire startup e nuovi siti produttivi in tempi brevi e con procedure snelle. Per facilitare la nascita di nuove aziende e quindi nuovi posti di lavoro e nuovo benessere è necessario che il governo snellisca la burocrazia e digitalizzi i processi. Gli italiani hanno voglia di mettersi in gioco e sperimentare, ma la legge sembra essere pensata per smorzare ogni sogno di imprenditoria. 

3. Riportare al centro del discorso produttivo il legame tra università e imprese

Il legame tra aziende e università deve essere duraturo e continuativo. Così come succede in molti paesi esteri, l’Italia ha istituti di ricerca eccezionali, tuttavia, al contrario degli altri paesi, questi istituiti rimangono spesso una bolla scollegata dal mondo del lavoro e dell’industria.

Questo reca danno ai giovani ricercatori, che non hanno sbocchi professionali al di fuori dell’istituto e agli imprenditori, che perdono candidati eccellenti in grado di portare innovazione e valore alle proprie imprese.

Università e aziende, supportate dal governo, dovrebbero creare e sviluppare legami profondi e duraturi per diventare motori di innovazione!

4. L’Italia dei giovani

Dare spazio ai giovani imprenditori è fondamentale per la crescita e la competitività dell’azienda italiana nel mondo. Non solo figli d’arte, seconde o terze generazioni di imprenditori che hanno avuto successo negli anni 50, ma un accesso meritocratico ai vertici aziendali, senza aspettare troppo a lungo. I giovani hanno visioni e ambizioni capaci di guidare l’Italia nel mondo post Covid.

 

Lavorando con costanza su questi 4 pilastri di innovazione, l’Italia riuscirà a migliorare la sua situazione socio-economica? Per saperlo non dovremmo aspettare molto, al momento tante scelte sono in mano ai governi che decideranno dove e come investire, ma è il momento che anche gli imprenditori facciano il grande salto verso l’innovazione!